CAMMINANDO SU UNA TRAVE IN EQUILIBRIO
LA FEDE
LA SPERANZA
CORAGGIO DI VIVERE
NON AVERE PAURA DI TESTIMONIARE
LA VELOCITA' DEL MONDO CON LA TUA REALTA' DI VITA
L'ESSERE UOMINI
LE
FALSE SPERANZE
IL VALORE
DELLA VOSTRA PRESENZA
LA
CONDIVISIONE DELLA SOFFERENZA
Camminando sulla trave in equilibrio
Adattato da Emma Bombeck
Dio passa il nome della coppia ad un angelo e sorride, “Dai a loro un bambino che richiede delle cure speciali.” L’angelo è curioso. “Perché Dio? Loro sono così felici.” “Esatto,” dice Dio. “Potrei mai dare un bambino che ha bisogno di cure speciali a genitori che non conoscono la felicità? Sarebbe crudele.” “Ma hanno loro la pazienza?” chiede l’angelo. “Io non voglio che abbiano troppa pazienza altrimenti annegheranno nel mare dell’autocommiserazione e della disperazione. Una volta che lo shock e il risentimento si esauriranno, saranno certamente in grado di gestire la situazione.” “Loro devono anche essere un po’ egoisti,” dice Dio. “Se non saranno capaci di staccarsi occasionalmente dal bambino, non saranno in grado di sopravvivere. Infatti non lo sanno ancora, ma saranno delle persone invidiate. Non daranno mai per scontato una “parola pronunciata”. Non considereranno mai il primo passo come qualcosa di normale. Quando il loro bambino dirà per la Prima volta “mamma” o “papà” sapranno di assistere ad un miracolo e saranno coscienti di esso! Quando descriveranno un albero o un tramonto al loro bambino cieco lo vedranno come poche persone potranno vedere le mie creazioni. “Permetterò a loro di vedere chiaramente le cose che io vedo…..l’ignoranza, la crudeltà, il pregiudizio…..e io aiuterò loro a scavalcarli.
NON SARANNO MAI SOLI, sarò al loro fianco ogni giorno della loro vita, perché stanno svolgendo il MIO LAVORO.”
“E i loro santi patroni?” chiede l’angelo. Dio sorride, “uno specchio basterà”.
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La FEDE
Dal Vangelo secondo Giovanni 9,1
Camminando, Gesù passò accanto a un uomo che era cieco fin dalla nascita. I discepoli chiesero a Gesù: "Maestro, se quest'uomo è nato cieco, di chi è la colpa? Sua o dei suoi genitori?".
Gesù rispose: "Non ne hanno colpa nè lui nè i suoi genitori, ma è così perchè in lui si possano manifestare le opere di Dio. Finchè è giorno, io devo fare fare le opere del Padre che mi ha mandato. Poi verrà la notte, e allora nessuno può agire più. Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo."
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La SPERANZA
E' più facile arrendersi di fronte alle difficoltà che cercare di superarle.....
La speranza non è un sogno, ma un modo per tradurre i sogni in realtà.
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CORAGGIO DI VIVERE
Affronta coraggiosamente la vita e non permettere alle difficoltà di turbare il tuo fondo di serenità. Vivi oggi. Non vivere nel passato e non farti paralizzare dalla paura del futuro.
Sii orgoglioso di esistere e così che esista tuo figlio. Non aver mai paura di vivere e di farlo vivere. Non esiste il momento giusto per vivere. E' sempre il momento giusto.
Il passato non deve mai essere messo davanti, ma di fianco a noi. Davanti ci paralizzarebbe, di fianco potrebbe esserci d'aiuto per non commetere lo stesso errore due volte.
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NON AVERE PAURA DI TESTIMONIARE
Molte volte ci siamo chiesti se uscire dal nostro guscio poteva avere un senso. La nostra non è una ricerca di compassione o pietà umana, ma vuole essere un modo per seminare sensibilità su temi e modi di vivere che non sono così comuni. Vuol dire aumentare il raggio di coloro che possono aiutare Stefano, anche solo con una preghiera, che consideriamo l'unica vera medicina. Nel nostro peregrinare, la provvidenza ci mette a volte su strade non cercate, situazioni che ti capitano in modo inaspettato dove ti senti dire: STEFANO aiuterà tante persone. Le aiuterà a riflettere, a convertirsi, a pregare, ad aiutare il prossimo, a farci vedere la vita sotto un'altra luce, facendo svanire il frivolo per badare di più alle cose concrete ed utili, per spendere al meglio i giorni, i mesi o gli anni che avremo ancora davanti. Uscire vuol dire certamente condividere la sofferenza e soprattutto per noi genitori recuperare quella forza necessaria per non sentirsi soli e proseguire in questo difficile cammino. Ecco perchè ci sentiamo in dovere di ringraziare tante persone e siamo contenti di proseguire in questo modo il cammino intrapreso.
Roberto ed Elena
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LA VELOCITA' DEL MONDO CON LA TUA REALTA' DI VITA
Com’è strano il mondo, le velocità diverse a cui bisogna stare dietro, non perdere treni ed occasioni. La nostra vita ci sembra in mano a volontà altrui e non nostre. Ci barcameniamo aspettando segnali che continuino a dare un senso positivo alla nostra esistenza, Stefano ci prende tutte le energie e questi segnali ci sono……Pensavamo di essere noi i protagonisti della nostra storia, invece gli eventi ci guidano più che mai in direzioni diverse e opportune, per il bene di Stefano.
Ora è più che evidente, ma in fin
dei conti la vita, gli eventi, le strade che si
aprono, fino a che punto dipendono da noi? Forse
solo nelle scelte, forse solo nell’accettare una
situazione e da lì in avanti vivere in pace con se
stessi e con il mondo. Già perché nessuno ti
obbliga, ma tutti hanno dentro di se le sensazioni
giuste per arrivare a darsi autonomamente quelle
risposte necessarie al momento opportuno. Se poi le
scelte sono sbagliate ricordiamoci che esiste una
grande invenzione: il cambiamento, l’inversione, la
conversione…..e l’uomo di questo ne è fortemente capace ed è libero di farlo, con umiltà e non con la superbia che si nasconde dietro ogni principio.
Scrivo questo con la convinzione che se certe scelte ti pongono in pace con il mondo e con te stesso, parallelamente sono difficili da portare avanti e da conciliare con le diverse velocità del mondo, dove sei integrato, ma diverso, portato e non portatore…….. Ecco che questa riflessione diventa preghiera a Dio perché continui ad aprirci strade e situazioni positive per Stefano e la nostra famiglia ed ispiri in noi le scelte giuste continuando a portarci......
Roberto ed Elena
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L'ESSERE UOMINI
Il nostro compito nella vita
è diventare uomini. Nella nostra società siamo
spinti verso distrazioni e frivolezze che fanno
in modo di colmare e sostituire ciò a cui siamo
chiamati proprio per la difficoltà che l'uomo ha
nel cercare nel suo essere di diventare uomo.
La nostra realtà quotidiana di famiglia, invece
non lascia spazio a frivolezze, ma diventa amore
che si rinnova ogni giorno, quell'amore che non
vede differenze, che si alimenta vicendevolmente
con un sorriso, con uno sguardo, con un verso,
con un segno di reciproca soddisfazione e
serenità. L'esperienza che stiamo vivendo è
diventare uomini attraverso questo amore che ci
sta scavando all'interno e attraverso il quale
non riusciamo ad intravedere una fine. Non c'è
alcun Handicap che non ti permetta di diventare
uomo, poichè è l'amore che ti permette di fare
un grande salto di qualità con la sofferenza che
comporta e la serenità d'animo che porta.
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LE
FALSE SPERANZE
Le nostre famiglie sono
"fragili", l'effetto speranza induce a credere cose
non realizzabili ed a spingerci oltre il senso
comune del vivere normale. Penso sia difficile
trovare il giusto equilibrio in queste situazioni,
avere i nervi saldi ed il cuore "calmo". Ci
esponiamo per la grande voglia di comunicare, in
relazione al "buio sociale" che ci rende
indirettamente emarginati e non per un giorno.....ma
per anni, fino a cambiarci carattere, fino a
rimettere in discussione la nostra esistenza. Eppure
siamo in tanti, siamo molti a conoscere il senso
profondo della vita che per noi non vuole dire
festa, divertimento, goduria fine a se stessa, ma
gioia indirizzata e finalizzata ai nostri figli
molto sfortunati, per compiacerci nel vederli
sorridere, dimenarsi per esprimere contentezza,
sentire qualche volta "mamma". Una gioia che ha due
facce e spesso presenta anche l'altra più realistica
e che talvolta si vuole mascherare con.......qualche
falsa speranza.
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IL VALORE DELLA VOSTRA
PRESENZA
Tempo di vacanze,
tempo di uscire dal guscio ed incontrare amici, conoscenti, parenti,
persone che sembrano a volte lontane e che poi scopri esserti vicino per
il semplice fatto che cliccano su
www.smard1.it per vedere se ci sono novità, controllano la tua
"storia". A volte da lontano, senza farsi nè vedere nè sentire con
riservatezza e delicatezza per rendere vivo il loro pensare verso i
nostri bimbi e verso le nostre famiglie. Che soddisfazione sentire di
essere seguiti, capire che ci sono persone che non rifiutano queste
situazioni, ma le portano dentro con sè, le meditano, ne fanno preghiera
o anche solo un pensiero quotidiano. Che forza si genera in noi
genitori, una forza che ci aiuta ad andare avanti, a non sentirci soli
in questo cammino, una forza che ci porta a volte a rispondere a mail di
condivisione e scambio di sofferenze, con la consapevolezza che anche se
ci sono situazioni e malattie diverse è proprio la sofferenza dei nostri
bimbi e verso i nostri bimbi che ci rende uguali come se ci conoscessimo
da sempre, come un popolo che parla la stessa lingua. E nella sofferenza
non si è mai....soli, anche sapere di essere visti e non vedere, anche
sapere di essere "letti", ma non ottenere risposte immediate e
"leggibili", dà un grande conforto. Non c'è sofferenza di serie A o di
serie B, la sofferenza non ha scale di valori quando ti prende il cuore
e l'anima e viene accettata per quello che è. Non c'è sofferenza che non
valga la pena di condividere, perchè solo nella condivisione ci si
aiuta, ci si scopre umili, si trova il vero conforto dell'animo.
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LA CONDIVISIONE
DELLA SOFFERENZA
Abbiamo passato un lungo periodo in ospedale, il più lungo dalle
nostre dimissioni. Lì in quel luogo a volte pesante, a volte opprimente,
si ha una condivisione di sofferenza come in nessun luogo al mondo.
Entri in contatto con altre situazioni, altre storie di vita che chi
vive la quotidianità al di fuori neanche s'immagina. Il fatto di dire: "perchè
proprio a me", lì viene annullata in un attimo, capisci che di fronte
all'esperienza della sofferenza si è tutti uguali, pronti solo ad
accogliere un cenno di conforto, di comprensione, di una parola, di uno
sguardo, come di un sorriso, da parte degli operatori, dai medici, come
dai volontari, come dalle persone che incontri nel tuo percorso. La tua
storia s'intreccia con quella del tuo vicino di camera, con le
tribolazione silenziose che ti fanno riflettere e ti permettono di dare
una collocazione alla tua di sofferenza, alla tua di vita. Non bisogna
avere paura di affrontare queste vite, queste storie, qui c'è molto da
capire, c'è molto da imparare. Ma ci sono altri modi per
condividere la sofferenza, combattendo insieme per la speranza nella
ricerca per la cura della malattie genetiche. E mi riferisco a tutti
coloro che mi hanno aiutato a far crescere la solidarietà per la
raccolta fondi a Bosconero. Persone comuni, con tanta voglia di starci
vicino e condividere il loro tempo e la loro disponibilità per fare in
modo che il sorriso sul volto di Stefano duri il più a lungo possibile.
A tutti loro un immenso grazie, hanno riscaldato il mio cuore ed il mio
animo in una giornata gelida d'inizio inverno.
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